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KTM 950 Rally
La KTM LC8 è una moto da corsaUn purosangue. A guidarla sono stati Fabrizio
Meoni, Giovanni Sala e Joan Roma, più un piccolo gruppo di giornalisti, in
questa occasione al termine del Rally di Tunisia, del quale sono stato onorato
di far parte.
A guidarla sfruttandone tutto il
potenziale, si intende, perché per andarci a spasso, come si è visto poi, è
tutt'altra cosa, e lo si realizza in modo sorprendente non appena si riesce ad
arrampicarsi fino alla sella a quasi un metro da terra. Potenza sotto controllo assoluto. Nel provare la LC8, emozione a parte (una sensazione che abbiamo rilevato, in comune, tutti), viene istantaneamente da incanalare il giudizio tra i paletti di due parametri: il fatto di essere al comando di una moto da corsa, la più performante, oggi a disposizione di pochissimi, e che da questa moto è derivata, e sarà disponibile tra qualche mese, la sua versione "civile" che al 75% delle parti sarà come la moto senza compromessi fatta "solo" per vincere. Le sensazioni di base suscitate dalla LC8 sono quattro: coppia incredibile, ciclistica "ri-gi-da", sospensioni sopraffine, avantreno molto carico. Tenendo presente tutte queste caratteristiche si può andare a cercare… la metà di quanto può dare questa moto ad un conducente medio. E difatti la LC8 si guida anche piano, come a passeggio, anche in fuoristrada, anche sulle dune. Per il test abbiamo portato la LC8 nel deserto a Sud-Est di Douz, lungo la pista della penultima speciale del Rally di Tunisia. C'è un po' di tutto: pista veloce, sabbiosa e sinuosa, dunette (le grandi dune sono ancora più a Sud, troppo lontano, e comunque quelle basse di sabbia bianca sono le più micidiali, le meno consistenti ed imprevedibili, quanto di meglio per un test completo). A farci da apripista, a turno,
Joan Roma e Giovanni Sala. Va guidata in piedi. I cento cavalli della LC8 sono
forse la cosa meno spaventosa. Sulla sabbia non è facile rendersi
conto di quale marcia sia inserita, perché è come se qualunque rapporto
andasse bene. Aprire e via, la moto schizza in avanti, digitale. Meglio sempre
dosare, per evitare il pattinamento della ruota posteriore. Ma, ci ricordiamo subito, queste
sono caratteristiche che serviranno sui modelli prossimi venturi di KTM,
basati sullo stesso schema motore-ciclistica, destinati all'uso stradale. Un range di utilizzazione incredibilmente esteso, nel quale rimangono eccezionali tutte le caratteristiche di erogazione e di sfruttabilità, che si addentrano nell'impero della velocità pura. Intorno al Chot el Djerid, il lago
salato in secca nelle vicinanze del quale si svolge la nostra prova, KTM ha
disegnato un anello su terreno piatto, senza ostacoli ne asperità, dal fondo
costante, sabbioso. Qui si svolgono abitualmente i tests delle moto da corsa
austriache del deserto. Meoni ha toccato i 198 km/h, Sala i 202, con la potenza massima del propulsore limitata a circa 100 cavalli, il giusto compromesso che - lo hanno stabilito i test - consente di sfruttare le caratteristiche della moto senza mandare troppo in crisi le coperture. Io non intendevo andare a vedere
nessuna velocità. Mi sono limitato a provare qualche allungo sui tratti che mi
sembravano più sicuri, ricavandone un'impressione di enorme facilità a
raggiungere forti andature, con un comportamento così sicuro da non ricavare
una vera e propria sensazione di velocità, se non per l'effetto aerodinamico
sugli indumenti e sulla testa, ben riparati tuttavia dietro la carenatura. Sulla sabbia bisogna farla
galleggiare (bella scoperta!), il che significa che la moto deve andare, il
più possibile fluida e veloce. Il che non è neanche difficile, fino al momento
in cui si incorre in due tipi di eventi: dover frenare e… cadere. Io ho supposto che, mettiamo che
sono a metà di una Atar-Tichit e sono scivolato già un paio di volte, mi resta
un solo jolly, poi devo aspettare che qualcuno mi aiuti (ed ho già consumato
almeno metà serbatoi). E si torna al discorso che non è una moto per tutti. E talmente a punto da riversare
immediatamente nelle mani del pilota tutto il suo potenziale. Significa anche
assumersi subito le proprie responsabilità perché, se qualcosa non va,
difficilmente potrà essere imputato alla moto. Si comincia a pensare che non ci sarà mai più, nella nostra vita, un'altra moto. Made in Bergamo La LC8 da corsa è stata sviluppata a Bergamo. Bruno Ferrari (il "Ferro") l'ha presa in consegna il 15 dicembre del 2.000. "Era un prototipo grezzo, mezzo da strada e mezzo da fuoristrada. L'ho portata in officina ed ho cominciato a studiarla. Una volta messa insieme, aveva
ancora serbatoi di alluminio e scarichi provvisori, siamo partiti e siamo
andati a provarla a Vivaro, con Arnaldo Nicoli". Ho lavorato a fianco di Meoni, ed
i test si sono susseguiti. A Vivaro, a Polisella, poi in Tunisia. Ogni volta
facevamo un passo avanti, e la moto definitiva prendeva rapidamente forma". Ho portato batteria e serbatoio dell'olio dietro, sotto la sella, ed aggiunto inizialmente un secondo, più piccolo radiatore sotto a quello principale. Poi il radiatore è diventato uno solo, sono arrivati i serbatoi di plastica, le carenature definitive. Fabrizio voleva un solo disco anteriore, e abbiamo adottato quello da 300mm. Naturalmente tutto è stato passato al setaccio, modificando ed intervenendo sui più piccoli dettagli. Si trattava di una moto dai progetti ambiziosi. Cablaggi, passaggi dell'olio (un piccolo radiatore anteriormente, sotto ai fari), riposizionamenti. Ma la moto andava bene, sempre meglio. Poi è arrivato il turno delle sospensioni, e dopo i primi test in Tunisia abbiamo modificato il punto di attacco sul forcellone, aumentando la corsa dell'ammortizzatore. Le ultime modifiche sono state
apportate alla moto nell'agosto 2001, e la LC8 è stata pronta per il suo
esordio, in Egitto". Dalla moto impegnativa, ma grezza, che avevamo tra le mani i primi giorni, è fiorita una versione finale sorprendente. Ancora "importante", certo, ma molto equilibrata e sincera.Con un gran motore. Rimane una moto da corsa, assai impegnativa, ma adesso la si può condurre con molta scioltezza. Basta ricordare che non è comunque
una moto per tutti, ed averne il riguardo ed il rispetto che meritano una vera
moto da corsa".
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